Due giorni fa è arrivata su Netflix 1899, serie creata dagli stessi autori di Dark, peccato che io non l’abbia vista; quindi, paragoni tra questa e quella non posso farne.
Difficile recensire una storia simile, come ti muovi rischi di spoilerare e vorrei evitare, arrivare al nuovo anno tutta intera mi piacerebbe, essere linciata meno, ok io provo e vediamo….
Anno 1899. Sul Kerberus, in piena traversata atlantica dall’Europa all’America, un gruppo di persone di varie etnie sta cercando un nuovo inizio. Facciamo subito la conoscenza della protagonista femminile tale Maura Franklin e di tanti altri come un prete spagnolo accompagnato da uno stronzo, due donne cinesi che però fingono di essere di ben altra nazionalità, una maitresse francese, una credentissima famiglia danese e molti altri, non ultimo il capitano Eyk.
Nonostante l’apparente tranquillità del viaggio, l’atmosfera è pesante, è subito intuibile che qualcosa non torna, la regia, la fotografia, la poca luce, tutto serve a creare quella sensazione claustrofobica che in qualche modo ti fa stare in allerta, sai che il colpo di scena è dietro l’angolo, lo avverti.
Boom, eccolo, sono passati quattro mesi dalla scomparsa dell’unico altro transatlantico della compagnia marittima, il Prometheus, ormai dato per disperso in fondo al mare. Il telegrafo del Kerberus però sembra non concordare, infatti riceve un messaggio, sono solo coordinate, nient’altro, ma, visto che in mare aperto solo un’altra nave gemella avrebbe potuto comunicare, la deduzione è immediata ed ecco di nuovo quella sensazione, quella paura che ti scorre sulla pelle senza nemmeno capire il motivo, la vedi riflessa negli occhi dell’equipaggio quando il capitano fa notare una cosa ovvia che di ovvio non ha niente. Contro il parere di tutti, lo stesso decide di andare a vedere. Il Prometheus è deserto, una nave fantasma, solo una persona viene trovata viva e portata a bordo del Kerberus e da qui… tanti fatti strani e senza spiegazione iniziano ad accadere.
1899 scorre nei suoi otto episodi in maniera concitata e paradossalmente sembra di una lentezza quasi esasperante, ogni volta che pensi di aver capito, la storia vira, proprio come la nave su cui ci troviamo.
Durante questo viaggio in cui la direzione cambia innumerevoli volte abbiamo il tempo di approfondire il lato psicologico di tutti i protagonisti e incredibilmente non annoia quasi mai, è una storia decisamente corale piena di colpi scena, morti random e altri misteri che si susseguono senza darti possibilità alcuna di pensare, capire, risolvere, di osservare, perché alla fine, quasi ricordando un’altra serie abbastanza recente (Manifest), capiamo che tutto aveva un suo perché, che tutto è collegato e viene quasi da sorridere pensando che la soluzione era lì davanti ai nostri occhi, per tutta la durata delle puntate.
Il finale è pazzesco, incredibile, un paradosso nel paradosso, ma così giusto che alla fine il sorriso che avevi qualche minuto prima si trasforma in una risata. Ed è questo il bello di 1899, un thriller psicologico che pone alcune domande fondamentali: quanto la mente è in grado di influenzare le azioni delle persone? Quanto può far sembrare reale ciò che non è? E se è così e tu sei lì che stai ridendo (parlo per me ovvio) la domanda sembra scontata, lo fai perché ora che è finita ti puoi finalmente rilassare o perché la tua testa ha visto qualcosa che hai creato da sol*? Alla fine dei giochi è un esperimento assolutamente riuscito se spenta la tv ancora ci pensi.
Insomma, serie avvincente assolutamente da guardare, unica pecca se così possiamo definirla è che essendo originale Netflix non possiamo ancora sapere se le tre stagioni previste andranno in porto (metafora voluta) oppure no.
Che dire di me? Amo più le serie TV dei film, perché? I film durano pochi minuti, i telefilm ti danno la possibilità di conoscere i personaggi fino a considerarli amici. Sono impacciata, sfigata e decisamente il mio angelo custode è partito per Bora Bora e lì è rimasto. Mi piacciono quasi tutti i generi, ultimamente ho scoperto che la Turchia è la terra dei sogni, ma... il primo amore restano gli States. Comunque, nel dubbio, il mio gatto da ottimi consigli su cosa guardare oppure no, animale saggio!