Giorni fa, girellando sulle varie piattaforme, un titolo ha attirato la mia curiosità: 13 minuti, ho velocemente scoperto che si trattava di uno di quei film catastrofici in cui la natura decide di dare sfoggio della sua brutalità ecc, ecc. Il cast, tutto sommato composto da nomi conosciuti, lasciava ben sperare, e invece no.
13 minuti è uscito al cinema nel 2021 e oggi è presente su Prime Video.
Non mi aspettavo niente di nuovo, e avevo ragione, purtroppo, effetti speciali che, se avessi un nipote di cinque anni avrebbe fatto meglio. Una storia che sa di già visto e nonostante i vari cliché riesce a fare peggio di quello che già consideravo brutto.
Alla regia l’esordiente Lindsay Gossling che oggettivamente aveva sicuramente immaginato bene la trama ma poi non l’ha saputa trasportare dalla carta alle scene.
13 minuti è il tempo che le persone hanno dopo che viene dato l’allarme tornado per mettersi in salvo o se non altro cercare di farlo.

Di positivo c’è da dire che contrariamente a quanto si possa immaginare il fenomeno naturale non è il protagonista assoluto, anzi, resta quasi sullo sfondo, sono le persone che gli rubano la scena. In una cittadina non dichiarata dell’Oklahoma prima del famigerato segnale di pericolo facciamo la conoscenza di alcuni dei suoi abitanti.
Rick (Trace Adkin) possiede una fattoria con la moglie Tammy (Anne Heche) e i due hanno un figlio, Luke (will Peltz). In questa proprietà tutti i braccianti sono immigrati sottopagati e irregolari, tra questi spicca Daniel (Davi Santos), un bel ragazzo latino che ha una storia con il rampollo del padrone. La moglie invece gestisce una clinica per donne incinte e non manca di indottrinare le mal capitate su quanto sia sbagliato abortire.
Si scatena il finimondo quando Luke dichiara a colazione di essere gay. E sulla frase del padre “no, sei confuso, noi siamo uomini, americani e cattolici” – mi ricorda qualcuno – l’argomento si chiude senza possibilità di appello.
Tra le ragazze viste da Tammy troviamo Maddy (Sofia Vassilieva) la quale fa da babysitter a Peyton, un’adolescente con gravi problemi di udito e conseguente difficoltà a parlare. I genitori della piccola sono Kim (Amy Smart), responsabile alle emergenze-tornado e Brad (Peter Falcinelli), meteorologo presso l’emittente locale.
Conosciamo anche Ana, cameriera d’albergo fidanzata con Carlos (bracciante alla fattoria di Rick), che sta cercando di comprare casa con le poche entrate del suo lavoro perché il proprietario, da bravo stronzo, le trattiene i soldi per l’alloggio.
A questo punto direte, oh, hai rotto, perché stai facendo l’elenco di queste persone di cui non ci interessa niente? Invece vi interessa, perché sono proprio loro che ci faranno vivere le sensazioni che provoca l’arrivo di un tornado.
A primo impatto è la classica cittadina dell’America del sud in cui l’uomo bianco si sente potente e tutti gli altri sono degli emeriti stronzi da calpestare, ed ecco che la natura interviene per dimostrare a tutti che no, che non sono loro a comandare, ma lei.

Tra case distrutte, feriti più o meno gravi e bambine disperse e poi ritrovate, il sentimento comune che si avverte è che tutte le differenze ritenute importanti fino a pochi minuti prima sono nulla di fronte a tanta devastazione.
Vorrei poter dire che mi è piaciuto, che ho apprezzato, ma la realtà è molto diversa, si è cercato di mettere troppa carne al fuoco, il tema queer, la disabilità, il razzismo e niente è stato approfondito.
La ragazzina con disabilità si salva per colpo di fortuna, immaginiamo un genitore che ha un figlio incapace di sentirti e comunicare, deve essere terribile, ma viene appena mostrato e nemmeno in modo troppo convincente. I giovani innamorati non si sa che fine faranno perché a parte un abbraccio non ci è dato sapere se poi il padre, salvato da un clandestino, accetterà la situazione, i cosiddetti irregolari saranno rispediti oltre confine?
Niente si conosce fino in fondo, l’unica cosa certa è che un tornado ha distrutto una città e che tutti quelli che ci sono stati presentati sono salvi e forse hanno imparato qualcosa… o forse no.
Da vedere? No, decisamente no!

Qui il trailer di 13 minuti:

Che dire di me? Amo più le serie TV dei film, perché? I film durano pochi minuti, i telefilm ti danno la possibilità di conoscere i personaggi fino a considerarli amici. Sono impacciata, sfigata e decisamente il mio angelo custode è partito per Bora Bora e lì è rimasto. Mi piacciono quasi tutti i generi, ultimamente ho scoperto che la Turchia è la terra dei sogni, ma... il primo amore restano gli States. Comunque, nel dubbio, il mio gatto da ottimi consigli su cosa guardare oppure no, animale saggio!